Salvini ha ricevuto un “no” secco dalla Corte costituzionale, la quale ha bocciato un suo decreto proposto di recente.
Pochi giorni dopo la smentita del ministro Salvini, è arrivata una bocciatura che sa quasi di sentenza storica. Infatti, la Corte costituzionale si è pronunciata in merito ad un decreto proposto dal ministro con un secco rifiuto.
Come riportato da Open, la Corte si è espressa soltanto su alcuni aspetti del decreto. Non si è fatta attendere la replica del diretto interessato. Nonostante questo rifiuto, il ministro si è infatti detto intenzionato a proseguire questa “personale” battaglia.

Il decreto bocciato dalla Corte: “no” a Salvini
La Corte costituzionale ha bocciato il decreto pro-taxi proposto da Matteo Salvini. Questa normativa imponeva agli operatori del settore, tutta una serie di obblighi volti alla tutela della categoria dei tassisti. Tuttavia, secondo la Corte costituzionale non è compito dello Stato stabilire ciò.
Questioni come il trasporto pubblico locale svolto dagli NCC (noleggio con conducente) sono infatti di competenza delle regioni. Motivo per cui, lo Stato non può sostituirsi a ciò che è di attribuzione regionale. Tra le misure bocciate, rientra l’attesa di 20 minuti tra la prenotazione e l’erogazione del servizio.
Inoltre, la stessa norma prevedeva il divieto di stipulare contratti continuativi con coloro che svolgono anche il ruolo di intermediari. Bocciato anche l’uso esclusivo dell’app ministeriale per il servizio elettronico. La Consulta ha ritenuto tutte queste normative come sproporzionate e limitanti.
Le parole del ministro e dei diretti interessati
Il commento di Matteo Salvini, riportato da Open, esprime come già anticipato una certa intenzione di proseguire quanto avviato tempo fa: “Ho incontrato più volte le associazioni di tassisti e di Ncc e sono determinato a impegnarmi con loro per migliorare il servizio e le condizioni di lavoro, contrastando illegalità e abusi“. Aggiungendo poi: “Continuerò su questa linea, anche supportando gli enti locali a partire dalle Regioni, perché sono convinto ci siano margini per migliorare e incrementare le attività da parte di tutti, in modo trasparente e ragionevole“.
Nel frattempo, il manager di Uber Davide Archetti ha così commentato: “L’Italia ha scelto il progresso. Ora una riforma per un trasporto pubblico privato insieme a Ncc e Taxi innovativo e moderno“. Diverso il tono della reazione dell’Unione Nazionale Consumatori nei confronti del ministro: “Deve dimettersi, dato che ha tentato di aggirare una precedente sentenza della Consulta, limitando alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione“.